Massimo Politi è stato un hacker nel senso più genuino del termine: lui amava visceralmente smontare le cose.

Tra lo sguardo un po’ scoraggiato della moglie Milly e quello inizialmente ancora indifferente del figlio Francesco, amava riportare a casa di tutto: monitor, scanner, televisioni.

Era per lui di un fascino irresistibile.

Benché si trattasse di oggetti “morti”, per lui avevano tutti una storia da raccontare.

Amava regalare degli originalissimi quadri realizzati unicamente con componenti elettronici.

Un bel giorno, il telefono di casa squillò e Milly sentì all’altro capo della cornetta: “Ehm… salve, sono Batman. C’è manray?”

Massimo era diventato socio della Metro Olografix, a cui arrivò grazie all’amicizia con l’anima “scout” dell’associazione (Stefano Lista) e all’amico di sempre Umberto ‘Upaz’ Pazienza.

Il richiamo dell’hacking: il desiderio di condividere con altri una passione che ti rapisce, ti riempie di entusiasmo e ti rende felice.

All'interno dell'associazione poi, in quanto funzionario bancario, fu ben presto arruolato come tesoriere.

Fu solo dopo qualche anno che il figlio (sugo) e il nipote (blended) divennero anch’essi soci, tuffandosi in una realtà che segna tuttora il corso delle loro vite.

 

last manray: Fri Aug 14 2020 

 

“A hacker does for love what others would not do for money”

Manray Manray nella storica sede olografica in Via Nazionale Adriatica “vicino al negozio di fuochi d’artificio"
Manray al MOCA 2004 Manray al MOCA 2004